sabato 28 luglio 2012

Siamo noi europei a scindere tra corpo e mente

di Rosetta Savelli (rosettasavelli@alice.it)

Siamo noi Europei a scindere continuamente corpo e mente e ad anteporre l'uno all'altro, a seconda dei contesti e delle contingenze. Immemori del propositivo pensiero filosofico degli Antichi Latini: mens sana in corpore sano.
La nostra Cultura Europea si è evoluta seguendo questa scissione, al contrario di molti altri Paesi e Continenti nel mondo. A tale proposito mi viene subito alla mente l'amica messicana Marina Centeno che conduce un bel programma radiofonico di Ecopoesia a «Radio Merida», Yucatan – Messico. Marina Centeno è un'ottima poetessa e scrittrice ed il suo blog virtuale è un elogio all'unione e all'unisono fra mente e corpo. Marina racconta il mondo intero, nel suo bello e nel suo brutto, sempre e prevalentemente attraverso il corpo femminile e le sue nudità, in un modo mai integrale e anzi solo parziale che però ugualmente tutto narra, dice e mostra.
Questo aspetto di porre il corpo e la fisicità in primo piano, viene più facile nei Continenti caldi, dove batte sempre il sole. Tuttavia non può essere solo questo il motivo, in quanto sarebbe veramente troppo semplicistico.
Infatti io credo che la scissione che caratterizza noi europei abbia radici e motivazioni ben più profonde e complesse.
In mezzo alle molteplici complessità in questione, sarebbe di nuovo troppo facile “incolpare” o anche solo additare come fonte di causa, la religione Cattolica che in Europa si ritrova ad avere il suo fulcro storico e secolare. Infatti solo per riportare un esempio, anche l'Anglicana Inghilterra, durante la sua gloriosa Epoca Vittoriana, imponeva di coprire “le gambe di legno” dei tavoli, in quanto si trasformavano in riferimenti troppo espliciti, in grado di rievocare falliche ispirazioni.
Io personalmente credo che la scissione fra corpo e mente corrisponda ad una scissione più profonda che coinvolge l'individuo prima e l' intera società dopo.
Separando e dissociando il corpo dalla mente, si intraprende inevitabilmente un cammino di alienazione e credo che in questo percorso l'Occidente rispetto all' Oriente abbia smarrito il proprio e intimo concetto di Uno, inteso come Unità e Totalità.
Io credo che l'Occidente abbia perso per strada il concetto di individuo e di universo, di micro- e macrocosmo, di unità contestualizzata all'unità universale.
Seguendo questa linea di divaricazione, in Europa si scinde continuamente la mente dal corpo.
L'intellettualità dalla fisicità. L'intellettualità misconosce la fisicità e la fisicità, se e quando c'è nella consapevolezza di sé, anela ardentemente all'intellettualità.
In due parole: il bello vuole sentirsi anche intelligente o perlomeno capace di pensare e all'intelligente o a colui che è capace di pensare spesso pare strano di potere essere anche bello.
Si deve sempre dividere ciò che potrebbe e dovrebbe coesistere in una unica prospettiva di continuità e di connessione.
Nella divisione e separazione fra corpo e mente, emerge un'ulteriore separazione che è strettamente legata e vincolata al corpo e questa riguarda e chiama in causa la vasta sfera della sensualità, sessualità e dell’erotismo.
Infatti la fisicità trova la sua massima espressione di vitalità e quindi di identità e di esistenza, proprio nella sensualità, nella sessualità e nell'erotismo.
In una società che ha diviso se stessa anche questo aspetto è stato manipolato e alienato, contribuendo ulteriormente a confondere e a disperdere il concetto basilare di unità dell'individuo.
Già Empedocle antepone Eros a Thanatos, ovvero la vita alla morte e per esprimere il concetto di vita, utilizza il concetto di Eros.
Si esprime vita attraverso la sensualità come risposta e come antidoto verso la morte.
Nella nostra attuale Cultura Europea il concetto di morte viene spesso negato e confinato in una zona oscura di oblio. Il concetto di vita viene semplificato in modo estremamente riduttivo e in modo da poter scindere continuamente il corpo dalla mente.
La sensualità legata alla fisicità, in una società estremamente consumistica, diviene prevalentemente merce da esposizione e merce di scambio in senso commerciale, schiavizzata e stritolata dentro le rigide e opprimenti leggi e richieste di mercato. Si compra e si vende e soprattutto si valuta e si considera prevalentemente sotto questa ottica di ordine consumistico e commerciale. Sotto questo profilo, l'Eros si trasforma nella merce più facile da esporre, da vendere e da comprare, alienandosi ulteriormente dalla sua vera natura ed essenza. Infatti questo aspetto consumistico altro non è che una grande illusione che allontana ancora di più ogni singolo individuo dalla sua propria origine e dal suo proprio essere che è e rimane l'Uno inscindibile nella sua totalità.
Ritornando quindi all'amica poetessa e scrittrice Marina Centeno, mi si apre il cuore quando leggo i suoi versi dove ritrovo una completa unità di intellettualità, fisicità e sensualità.

LA LIBERATION DE LAS MARIPOSAS
di Marina Centeno

Cada estación fragua su camino
en las ropas holgadas  
donde tejen su hogar las mariposas 
con los dedos a punto

-no tengo las razones que se jueganel
viento en el gemido
con el lóbulo agreste de las alas-

Así siento parir
con las piernas resueltas
en volcanes de oxigeno

donde el falo es el hacha que penetra
el batir del abismo

con sus gotas de agua
resolviendo el poema.

 LA LIBERAZIONE DELLE FARFALLE
di Marina Centeno, traduzione di Rosetta Savelli

Ognuno cerca di farsi strada
dentro ad abiti larghi
tessendo la propria casa,

laddove le farfalle
indicano il punto
con il dito.

Non ho alcun motivo per giocare
con il gemito del vento
e con la punta delle mie ali selvagge.

Così sento il parto
conclusosi fra le mie gambe
tra l'ossigeno dei vulcani,

laddove il fallo diviene
la scure che penetra
il battito dell'abisso

e così con gocce d'acqua
risolvo e concludo
il mio poema.

Forse dovremmo tutti quanti fare uno sforzo collettivo nel tentativo di riuscire ad uscire dal labirinto del Minotauro, tutti quanti dovremmo seguire il nostro filo di Arianna nella speranza sempre viva e mai morta che questo filo ci possa condurre a spazi più ampi, aperti e liberi.

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